Le 11,36 di un martedì di ottobre.
Si era sentita una raffica di spari
provenienti da una palazzina in via Togliatti; alla polizia erano
arrivate una dozzina di chiamate, voci tra l’allarmato e
l’eccitato. Fu subito mandato sul posto il Commissario Salvi.
Quello che lui e i suoi uomini
trovarono facendo irruzione nell'appartamento al secondo piano fu:
una casa perfettamente in ordine, nessun segno di effrazione a porte
né finestre e un cadavere dal petto martoriato da una generosa
scarica di proiettili. Il povero diavolo era sdraiato sul pavimento
supino, la braccia spalancate come Nostro Signore Gesù Cristo sulla
croce.
-Ahiahiahi.....- il commissario si
avvicinò al corpo ed esaminò il torace, una poltiglia di sangue
semirappreso, cotone misto poliestere e pezzi di interiora. - Devono
aver usato una pistola mitragliatrice, forse una Beretta 93R-.
-Commissario, abbiamo trovato i
documenti d'identità: Bruno Cozza, nato a Viterbo il 3/07/1962-.
-Sposato? Famiglia?-
-No, celibe-.
-Professione?-
-Impiegato presso le Poste-.
Luigi Salvi si lisciò le sopracciglia
e si grattò energicamente il naso.
-Commissario....la gente qua fuori
chiede se può essere utile per le indagini....se si deve tenere a
disposizione... Cosa gli dobbiamo rispondere?-
Già; il sangue attira sciacalli e
avvoltoi, gli stessi che non mancano di fermarsi a leggere ogni nuovo
necrologio e che abbassano il volume della TV per sentire il vicino
che litiga con la moglie.
-Ai giovani di' di andare a casa,
che si diano da fare per rimediare al calo delle nascite; ai vecchi
invece dici di smettere di andare contromano in bicicletta. Prima o
poi ne tiro sotto qualcuno....-
-Ma signore...-.
-Fusco, cosa vuoi che ti dicano?
“Era una bravissima persona, ieri mi ha anche aiutato a pettinare
il mio micetto...”, “una buon'anima, tutte le mattine innaffiava
le sue piantine di basilico”. Non ho voglia di perdere tempo con
le donnicciole!-
L’ispettore continuava a tentennare;
era un tipo zelante e preciso sul lavoro, ma apparteneva a quella
categoria di persone che non sa dire di no a nessuno. Salvi sbuffò e
si rivolse al viceispettore. - Paternò, per amor di Dio, vai tu...-
-Sì, signore-. Vincenzo Paternò,
un metro e novanta di freddezza palermitana. Giusto come un
limoncello a fine pasto.
-Di' un po', Fusco sei sposato?
Fidanzato?-
-Fidanzato, signore-.
-Con la tua donna almeno ci sai
stare sopra?-
Il brigadiere arrossì.
L'appartamento era piccolo, il mobilio
vecchio, la tappezzeria opprimente; la scala cromatica del salotto
andava dal giallo senape al verde salvia e un velo di marrone. Il
divano era di similpelle rigida e stinta, su uno scaffale erano
raccolte palle di neve, miniature di monumenti e chiese, souvenir
fatti con conchiglie e fil di ferro; Salvi attraversò il salotto a
grandi falcate e passò nella stanza adiacente. La cucina era ancora
più striminzita del salotto; il commissario si avvicinò al tavolo
coperto da una tovaglia incerata su cui era poggiata una ciotola
portafrutta in ceramica bianca. Salvi si chinò: la frutta era di
plastica.
Sul fornello stava la moka ancora
tiepida. Aprì gli sportelli della dispensa: tonno e carne in
scatola, barattoli di fagioli e di passata, pane in cassetta,
cetrioli sottaceto e, Gesù!, crauti e asparagi in lattina. In un
cassetto trovò le ricevute di bollette e affitto regolarmente
pagati, in frigo un paio di lattine di birra e delle sottilette.
Cominciava a deprimersi sul serio.
Dette una rapida occhiata anche a
camera da letto e bagno, ma non trovò nulla che non appartenesse ad
uno stile di vita mediocre e pressappochista. Copriletto sobrio,
vestiti ordinari e leggermente retrò ( pantaloni di velluto a coste,
giacche con toppe ai gomiti, pullover extralarge) in un armadio che
odorava forte di naftalina, l'armadietto dei medicinali ben fornito
di pastiglie contro la diarrea, collutorio e analgesici.
-Commissario....-. Fusco si era
materializzato sulla soglia del bagno tenendo nella mano
opportunamente guantata una rubrica. - Abbiamo rintracciato la
famiglia; una sorella che abita in provincia di Torino, sposata con
due figli. Non lo vede da Natale, si sentivano di tanto in tanto e
sa poco e nulla della vita privata del fratello.... Poi c'è la
mamma novantenne in un ricovero qua vicino. E' affetta da demenza
senile da quasi dieci anni-.
-Altri contatti? Colleghi, amici,
amanti? Il numero di qualche mignotta?-
-Stanno interrogando i
condomini...gli altri numeri in rubrica erano più che altro del
dottore, l’elettricista, il dentista...cose così. Utilità-.
-Apparentemente un eremita
asessuato, quindi. Impossibile che abbia dato noia a qualcuno, un
tipo così. Che giocasse d'azzardo e si fosse inguaiato? Andate a
fare qualche domanda nei bar in zona... -
-Sissignore-.
Si diressero entrambi verso il salotto,
dove Bruno Cozza e il suo ventre aperto stavano in balia di diverse
paia d'occhi. Salvi ignorò il cadavere e si avvicinò invece alla
libreria; si stupì nel trovare Schopenhauer, Nietsche, Kierkegaard,
Pavese, Sartre. E ancora: Camus, Rousseau, Levi, Ionesco.
Era sinceramente ammirato. Frugò nei
cassetti del mobile e trovò taccuini su cui erano meticolosamente
registrate tutte le spese di ogni mese da dodici anni a questa parte.
– “ Lenzuola in flanella; tachipirina; cena fuori con sig.
Rizzo...”- passò in rassegna una pagina di quegli elenchi
certosini. In un raccoglitore erano conservati ritagli di giornale:
articoli che trattavano di inflazione, potere d'acquisto, passaggio
da lira a euro, cambio euro-dollaro. Bruno Cozza, economo nichilista.
Salvi sfilò La luna e i falò e
lo sfogliò; passò in rassegna qualche altro volume. C'erano passi
sottolineati o segnalati con serpentine e frecce a margine. O con
punti esclamativi.
Personalità
più interessante di quanto potesse apparire dalle sue scelte in
fatto di design d'interni. Mise da parte libri e bloc-notes e si
diresse verso il cadavere. Lo guardò bene in viso: il mento e la
mascella erano incrostati di sangue, ma sulla bocca era disegnato un
lieve sorriso che sembrava, sì sembrava proprio di....sollievo.
E le braccia (lo notava solo adesso) erano spalancate come se avesse
voluto offrire il petto al suo cecchino. Bersaglio volontario.
Il
caso richiese ancora qualche giorno di raccolta di testimonianze e
ricerche nelle pieghe del quotidiano della vittima. Incrociando tutti
i dati, il blob informe di una possibile soluzione cominciò a
prendere forma nella mente del commissario. Salvi attese l'ultima
conferma alla sua tesi, poi convocò la sua squadra. - Caso Cozza-
esordì. - Nessun tentativo di furto o scasso, nessun conto da
regolare, un tipo che non ha molestato la figlia o la moglie di
nessuno, che sembra non avesse nemici né amici, quindi
apparentemente nessun movente. Regolare conto in banca, né congruo
né esiguo, affittuario e condomino tranquillo e puntuale nei
pagamenti, scapolo incallito. Perché lo dovresti ammazzare, uno
così?-.
-Per
pietà....-. Ridacchiare sommesso.
-Più
o meno era lì che
volevo arrivare, Iodice. Non c'è colpevole, e anche se ci fosse,
non lo troveremo mai. Il carnefice in realtà è un benefattore:
Bruno Cozza voleva
morire. Si faceva pietà da solo, proprio pietà; era talmente
impantanato nella mediocrità e nell'insoddisfazione che poteva
decidere se continuare a galleggiare come aveva fatto fino ad
allora, oppure se lasciarsi andare a fondo, perché alla fin fine
era meglio così-.
Si
sollevarono obiezioni a questa ipotesi, era semplicemente grottesca.
C'erano magari elementi che erano sfuggiti loro o piste che non
avevano considerato. Sicuramente si poteva arrivare ad un risultato
più logico, più accettabile....
-
Cozza voleva morire- ripeté il commissario con decisione, - Era un
uomo oberato dalla preoccupazioni economiche, viveva nelle
riflessioni filosofiche dei suoi libri che leggeva in un salotto che
era la quintessenza dello squallore, mangiava da solo cibi in
scatola.....e sorrideva mentre gli sparavano, capite? Sorrideva-.
Sostenne gli sguardi increduli dei suoi sottoposti.- Ma voi credete
pure quello che volete; per me, il caso è chiuso-.