martedì 24 settembre 2013

INVETTIVA - SULLE CONVENZIONI

Ma poi, chi l'ha deciso che la rosa è la regina dei fiori? Perchè si regalano solo mazzi di rose?
A me le rose neanche piacciono. Sono snob. Preferisco i girasoli.
Le convenzioni sono la culla dell'ozio intellettivo. Nonchè la causa dello sterminio indiscriminato di topi e ragni.
Definisci "bello".
Definisci "pazzo".
Definisci "ti amo".
Le parole sono importanti. O quantomeno dovrebbero esserlo. Sono invece usate con una leggerezza indecente, scandalosa - come se al bar si pagasse un caffé con banconote da cento.
Stiamo assistendo ad un'inflazione semantica senza precedenti. Sono indignata. Il mio unico credo è sempre stato il potere del linguaggio - la nobile idea che la vera essenza emerga tramite la parola. Illusioni d'antan. Cazzate, diremmo oggi.
Si parla per parlare. Per riempire vuoti, colmare lacune, ammobiliare silenzi.
La bugia più diffusa è "ti voglio bene".
Propongo una petizione per riaffermare l'importanza delle scelte linguistiche e dell'accuratezza lessicale.
"Mi sono messo in testa una cosa", ad esempio, non è esatto; il più delle volte è la cosa che ti penetra nella mente, felpata e discreta, e lì si installa, nidifica, espandendosi fino a diventare un'ossessione. E' un processo passivo.
Odio forme di saluto come "ciao cara!" e "bella, come stai?" e frasi fatte del tipo "mi annoio da morire": ma tu l'hai mai provato l'angosciante
gelido
vuoto causato da una perdita?
Hai mai visto un'anima spegnersi - inesorabilmente- giorno per giorno?
Non dire cose che non senti.
Non dire cose che non pensi.
Perché, checché ti vogliano far credere, noi siamo quello che diciamo.